Quo Vado …senza il posto fisso…

Sono appena uscita dal cinema, sala stracolma anche se il film fenomeno “Quo Vado” è uscito da ben 29 giorni; sono una dei quasi 9 milioni di italiani che hanno scelto ironicamente di sorridere su uno dei principali problemi che interessa la popolazione italiana… la mancanza di lavoro e il tanto sognato posto fisso.
Un plauso a Luca Medici (alias Checco Zalone) per aver saputo portare sul grande schermo questa tematica: per le persone della mia generazione il posto fisso è un miraggio, qualcosa di sconosciuto entrato nel nostro immaginario grazie ai racconti di nonni e genitori.
Mio nonno e mio padre rispettivamente con circa 40 anni di lavoro uno in FIAT e uno in banca; ed io, quasi trentenne ormai, che non sono altro che una piccolissima frazione di quel 50% di giovani torinesi che l’IRES Piemonte inserisce nella categoria dei “Disoccupati”.
Penso che la forza di un’ opera sia proporzionale alle emozioni che sa suscitare nel pubblico… ecco di questo film ricorderò il fatto di essermi identificata nella volontà ferma del protagonista di non firmare quella maledetta lettera di dimissioni, salvo poi stremato alla fine cedere per amore…
Il film restituisce al lavoro la componente di dignità e di diritto per la persona; si sottolinea il ruolo della famiglia, l’attaccamento alle origini ma anche la scelta difficile di lasciare più volte tutto per mantenere il proprio posto.
Da ricordare anche la riflessione nel finale tra il posto fisso e la Partita IVA: quella metafora con la caccia mensile che a fine anno dà un bonus (la tredicesima) VS l’impossibilità per noi giovani di averla perché il mercato del lavoro ci costringe prima o poi alla decisione di doverla aprire la Partita IVA…
E’ molto bello il messaggio del film perché dopo un excursus sulla
Prima Repubblica, su tutti gli strascichi di corruzione, concussione, mobbing che riempiono le pagine dei giornali di oggi… si intravede il cambiamento nella figura della tagliatrice di teste che sul finale del film si rende conto di quanto il suo lavoro abbia profondamente cambiato la vita delle persone a cui, complice una piccola buonuscita, ha tolto la possibilità di un futuro sereno, nel proprio paese nel quale si desidera poter vivere e progettare di avere dei figli.
Zalone dipinge sapientemente anche la fuga dei cervelli dall’Italia, con la figura della ricercatrice, conosciuta al polo nord, che non riesce ad esprimersi nel nostro paese nel quale burocrazia e mancanza di fondi per la ricerca deprimono ogni possibilità di crescita professionale.
Già anche in questo ritratto mi sono riconosciuta guardando il film, perché dopo aver studiato penso, come quella donna, che lavoro e famiglia non possano coesistere qui; mi ritrovo stanca di combattere ogni giorno per ottenere anche solo un colloquio al quale molte volte non segue nemmeno una risposta… mi sento triste e scoraggiata davanti all’ennesima mail nella quale c’è scritto che la mia professionalità non combacia con le richieste dell’azienda…
Eppure devo essere forte e continuare a guardare al domani con gli stessi occhi puri di quel bambino del film che afferma al maestro a gran voce che lui da grande… vuole fare il posto fisso.

di Elena Scandurra

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2 pensieri su “Quo Vado …senza il posto fisso…

  1. Gran bella analisi con grandi spunti. Purtroppo l’esperienza di Cecco, figura che, durante il film, assume consapevolezza e rispetto per se stesso e per il suo lavoro da posto fisso è l’unica!…. Credo invece che la maggior parte delle persone che ha posto fisso lo considera un punto di arrivo: a qualunque età. e questo è sbagliato!
    Forse è proprio per questo che è così difficile trovare lavoro… troppo posti fissi di persone nullafacenti e demotivati.
    Questo è da cambiare…….

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